L’escalation della guerra in Ucraina minaccia le forniture di gas verso l’Europa
L’obiettivo prioritario del governo italiano è diminuire la dipendenza da Mosca già dalle prossime settimane. Il Porto di Livorno sta già facendo la propria parte.
[Reading time: 4 minuti]
All’alba del 24 febbraio la Russia ha iniziato l’invasione militare dell’Ucraina, dando inizio ad una guerra alle porte dell’Unione Europea e della NATO.
La UE ha risposto adottando quattro pacchetti di misure restrittive (o sanzioni) nei confronti del Cremlino, ma una delle preoccupazioni maggiori riguarda le forniture di gas che ogni anno l’Europa importa per gran parte proprio dalla Russia.
Infatti, l’Europa importa circa il 40% del suo fabbisogno di gas da Mosca e nel 2021 il 26% di queste forniture è passato dall’Ucraina. L’Italia è, tra i paesi europei, quello che fa più ricorso al gas naturale come fonte energetica.
L’energia che ogni anno l’Italia consuma viene da: il 20% fonti rinnovabili, il 33% petrolio, il 40% gas e il restante 7% fonti secondarie.
Il 4,4% del gas consumato nel nostro paese è prodotto da giacimenti italiani, il restante (95,6%) è importato dall’estero. Una parte (13,1%) arriva via mare in forma di GNL (Gas Naturale Liquefatto).
Fino a questo momento Mosca non ha interrotto, né limitato le esportazioni di gas verso la UE, ma considerando l’escalation della guerra in Ucraina, c’è un rischio reale che le forniture possano subire variazioni nelle prossime settimane.
Questo ha spinto il governo italiano a muoversi per cercare fonti alternative e ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.
Un’implementazione delle energie rinnovabili sarebbe senza dubbio una delle soluzioni migliori, ma con i lunghi tempi di messa in opera e di realizzazione è una soluzione praticabile nel lungo periodo.
Se si volesse iniziare una discussione sul nucleare, bisognerebbe tener presente che anche in questo caso i tempi sarebbero molto lunghi.
Un’altra soluzione, non di breve periodo, sarebbe quella di aumentare la produzione di gas italiano.
Dato che le forniture potrebbero diminuire nelle prossime settimane, le possibili soluzioni sul tavolo del governo sono soltanto quelle che hanno una resa energetica immediata. Fra le quali troviamo:
- Usare il gas stoccato nei nove stabilimenti italiani: in questo momento ci sono 17 miliardi metri cubi di gas stoccato, pari al 23% del fabbisogno annuo italiano.
- Acquistare più gas dagli altri paesi: in questa direzione vanno gli incontri del Ministro degli Esteri italiano nei paesi dai quali già importiamo una parte del gas per assicurarsi maggiori forniture.
- Riaprire temporaneamente le centrali a carbone: sono 7 le centrali a carbone in Italia, le quali riuscivano a coprire il 5% del fabbisogno energetico italiano.
- Intensificare importazioni di GNL: l’amministrazione Biden starebbe esercitando la propria influenza sul Qatar, secondo esportatore al mondo di GNL, per far arrivare più GNL in Europa nel caso ce ne fosse bisogno.
Il GNL (Gas Naturale Liquefatto) è una miscela di idrocarburi costituita prevalentemente da metano (90-99%). Il GNL si ottiene sottoponendo il gas naturale, estratto da giacimenti sotto la superficie terrestre, a un processo di liquefazione a una temperatura di circa -162 °C che consente la riduzione del volume del gas di circa 600 volte.
- Estrazione del gas nei paesi produttori
Il gas viene raffreddato per portarlo allo stato liquido (GNL) e consentirne il trasporto. - Le navi “metaniere” trasportano il gas ai paesi consumatori consentendo loro di rendersi indipendenti dalla rete dei gasdotti.
- Attraverso gli impianti di rigassificazione, il GNL viene riportato allo stato gassosoe immesso nella rete di trasporto e distribuzione del gas.
Il GNL rappresenta una fonte di energia pulita, che rispetta l’ambiente e non ha impatti sulla salute delle persone. In particolare, genera emissioni di anidride carbonica inferiori rispetto alla maggior parte dei combustibili fossili, emissioni limitate di SO2 e livelli pressoché pari a zero di polveri sottili.
Il GNL non comporta nemmeno rischi di contaminazioni del suolo, del sottosuolo e delle falde acquifere (ha una densità inferiore rispetto all’acqua e quindi galleggia) e non produce rifiuti dannosi.
Nel 2021 l’Italia ha importato 9,8 miliardi di metri cubi di GNL. Gli impianti di rigassificazione sono tre, e si trovano a Panigaglia (SP), a Porto Levante (RO) e a Livorno.
Lo sapevi che…
Al largo delle coste tra Livorno e Pisa è posizionato il Terminale di rigassificazione di OLT Offshore LNG Toscana. Costituito da una nave metaniera opportunamente modificata e ancorata permanentemente al fondale, il gas è immesso nella Rete Nazionale dei Gasdotti tramite una condotta sottomarina che giunge a terra che misura 36,5 Km, di cui 29,5 Km in mare.
La collocazione del rigassificatore è stata scelta in quanto Livorno è un porto adeguato a supportare le attività del terminale. Inoltre, Livorno è collocata in una zona strategica nell’area del mediterraneo per l’approvvigionamento, vicina ai territori dove il gas viene maggiormente utilizzato: la Toscana è una delle regioni che utilizzano maggiori quantità di gas.
In una nota della società OLT, gestore del terminale, si riferisce che in questo momento il rigassificatore toscano sta lavorando a pieno regime, scaricando i carichi di una nave a settimana. La capacità di rigassificazione è di 3,75 miliardi di metri cubi di gas all’anno, circa il 5% del fabbisogno italiano.
La Giorgio Gragnani s.r.l. segue con preoccupazione il perdurare del conflitto in Ucraina e si augura che un processo di pace possa prevalere al più presto.
Alla luce degli eventi, crediamo che sia irrinunciabile iniziare un deciso processo di diversificazione energetica che possa garantire una maggiore stabilità al sistema economico italiano.