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Interporto: un’eccellenza italiana chiamata a rispondere a nuove sfide
Il mondo della logistica e dei trasporti sta cambiando ed è necessario rivedere gli attuali sistemi logistici, l’Italia come sta rispondendo?
L’interporto può essere definito come un complesso organico di infrastrutture e servizi integrati finalizzati allo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto. Comprende quindi uno scalo ferroviario, idoneo a ricevere o formare treni completi, in collegamento con porti, aeroporti e viabilità di grande comunicazione.
Gli interporti sono strutture complesse che si collocano al centro della supply-chain e che sono in grado di accogliere non solo imprese di trasporto e logistica, ma anche aziende di trasformazione che hanno necessità di effettuare piccole lavorazioni finali.
L’aumento esponenziale dei volumi di traffico delle merci, al quale abbiamo assistito negli ultimi decenni, ha richiesto un adeguamento delle infrastrutture atte al trasporto, sviluppando reti di collegamento sempre più efficienti. Nasce così la necessità di una logistica sempre più integrata e un trasporto maggiormente intermodale.
L’Europa ha risposto a questa evoluzione del panorama logistico realizzando progressivamente infrastrutture denominate in modo diverso, ma riconoscibili come interporti, con diverse configurazioni in base soprattutto alle esigenze territoriali. Contrariamente l’Italia ha fin da subito elaborato un concetto organico di interporto, disciplinandolo già nel 1986, primo paese in EU.
La legislazione italiana che disciplina gli interporti nel corso degli anni è mutata ma i principi ispiratori sono sempre stati gli stessi: la razionalizzazione, l’organizzazione e l’adeguamento alle politiche e alle nuove dinamiche europee in materia di trasporti e logistica.
Un’attenzione politica sulla materia testimoniata anche dall’attuale proposta di legge in discussione in parlamento volta a rinnovare l’impianto normativo degli interporti. Riforma necessaria anche perché gli interporti possono divenire attori protagonisti della transizione ecologica, proprio nel ruolo di operatori dello sviluppo della intermodalità e per i benefici di efficientamento energetico che ne derivano.
I numeri degli Interporti italiani
Ventiquattro sono gli Interporti italiani, i quali dispongono di 43 milioni di metri quadri di aree, di cui 32 milioni di mq di servizi logistici, 3 milioni di mq di terminal e 5 milioni di mq di magazzini. Negli interporti italiani operano 1200 aziende di trasporto con oltre 20 000 addetti, circa 65 milioni sono le tonnellate di merci movimentate con 50 000 treni e 25 000 mezzi pesanti nel 2019. (fonte dati: Unione Interporti Riuniti)
Con cadenza quinquennale viene stilata dalla Deutsche GVZ Gesellschaft (DDG), istituzione con sede a Brema, la classifica europea degli interporti. Nell’ultima classifica pubblicata, nel 2020, l’Italia conta 6 interporti nei primi quindici classificati, seguita dalla Germania che ne conta uno in meno.
Per la classifica del 2020 sono stati individuati 38 criteri di valutazione, fra i quali figurano il numero di addetti, superficie totale, capacità di stoccaggio, numero delle società insediate, implementazione di tecnologie di sicurezza digitali e innovative ecc.
Infine, riportiamo uno studio pubblicato nel 2021 da WIT PRESS (un’editrice di libri e riviste scientifiche di fascia alta) in un volume denominato “International Journal of Transport Development and Integration”, dal quale possiamo trarre un’analisi rigorosa del sistema interportuale italiano.
Dallo studio emergono quelli che sono i punti di forza, i punti di debolezza, le opportunità e le minacce per il nostro sistema interportuale (quest’analisi è detta “SWOT analysis”):
Punti di forza | Punti di debolezza |
– Posizione geografica strategica.
– Eccellenza e diversità nelle attività portuali e un gran numero di porti e aziende operanti. – Elevato numero di merci movimentate attraverso la ferrovia (2° posto in EU). – Treni navetta ecologici. – La rete delle “Autostrade del mare consente relazioni internazionali. (rimando all’articolo sulle autostrade del mare) |
– Carenze strutturali e infrastrutturali.
– Concorrenza sleale di operatori esteri. – Difficoltà nell’utilizzo dell’intermodalità. – Colli di bottiglia (criticità) sul porto e sui collegamenti, problemi normativi sulle procedure doganali e vincoli burocratici. – Pochi incentivi per veicoli “green”. |
Opportunità | Minacce |
– Migliorare il sistema infrastrutturale: integrare porti, terminali merci, ferrovie e dogane con un trasporto intermodale più efficiente.
– Istituzione di “One Belt One Route” (“Nuova via della seta). – Inserire spazi nei terminali per la “research”. – Migliorare la posizione dei terminali merci (su un certo corridoio).
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– Sistema infrastrutturale non ancora adeguato ai grandi volumi di container.
– Difficoltà a considerare il sistema interconnesso dal punto di vista logistico. – Difficoltà a riformare le amministrazioni portuali. – Possibilità che, nonostante i nuovi incentivi all’uso di veicoli ecologici, vengano utilizzate auto private. |
Lo sapevi che….
Il polo logistico della Giorgio Gragnani s.r.l. sorge all’interno dell’Interporto Toscano Amerigo Vespucci.
Situato in un’area pianeggiante tra la Piana di Pisa e le Colline Livornesi, l’Interporto Toscano dista solo quattro chilometri dal Porto di Livorno e 3 chilometri dal casello autostradale della A12 Genova-Rosignano Solvay. Un centro intermodale quindi, che coniuga le classiche tipologie di vettore autostradale e ferroviario con la stretta vicinanza al Porto di Livorno e all’Aeroporto di Pisa.
Con quasi 3 milioni di metri quadri di superficie, l’Interporto Toscano è il quinto più grande d’Italia. Nel 2020 sono 60 le aziende che operano nella struttura, per un totale di 524 mila transiti totali presso i varchi e 239 treni arrivati e partiti dall’Interporto. (fonte: http://www.interportotoscano.com/)
Potenziamento del sistema logistico portuale e interportuale
Notizia di pochi giorni fa, l’istituzione di una task force presso il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile per la realizzazione di collegamenti logistici di “ultimo miglio” per lo scalo labronico.
L’opera consiste in un potenziamento del sistema logistico portuale e interportuale che permetterebbe alle merci di uscire più rapidamente dal porto per incamminarsi verso la destinazione finale o le aree industriali e produttive.
Un potenziamento di cui l’Interporto non può fare a meno dato l’imminente realizzazione del progetto Darsena Europa, con cui proprio Livorno e il sistema portuale toscano puntano a conquistare nuove quote di traffico e dunque un ruolo più forte nel sistema portuale nazionale.
Inoltre, nel 2020 nel porto di Livorno sono stati movimentati 3 159 treni merci ma l’obiettivo è di raddoppiare il numero entro il 2030. La quota della ferrovia salirà dal 10% sul totale delle merci movimentate nel 2020 al 30% nel 2030. Il che significa circa 150 mila Tir in meno l’anno in entrata e in uscita dal porto. (fonte: il sole 24 ore)
La Giorgio Gragani s.r.l. crede che rendere l’interporto più connesso e integrato sia una sfida irrinunciabile. L’aumento del traffico delle merci, la maggior centralità che il Porto di Livorno si appresta a ricoprire, la rete delle autostrade del mare e la transizione ecologica sono sfide che richiedono un ammodernamento e una revisione degli attuali sistemi logistici.
Non bisogna perdere tempo. Noi siamo pronti.